
Durante un soggiorno di media durata a Marrakech, val la pena dedicare una giornata ad una escursione per andare alla scoperta di altre meraviglie limitrofe.
Senza indugio riteniamo che una tra le gite giornaliere più belle ed interessanti è la visita di Ait-Ben-Haddou, una kasbah perfettamente conservata, uno dei siti più autentici del Marocco.
Si tratta di un’escursione piuttosto impegnativa ma, al tempo stesso, varia e stupefacente dal punto di vista paesaggistico, che vi porta oltre le alte montagne dell’Atlante per conoscere una delle magiche kasbah fortificate.

Il programma
Si parte la mattina presto da Marrakech.
Percorrendo un’impressionante strada montana: curve e tornanti per un totale di circa 400 km tra andata e ritorno (anche chi non soffre il mal d’auto può accusare...) si attraversano piccoli villaggi berberi, si incontrano venditori di pietre semi-preziose e si fa una sosta al passo montano di Tizi n’Tichka a 2.260 metri di altitudine.
Durante il tragitto, tra valli pittoresche, si gode di panorami gloriosi su entrambi i versanti della catena dell’Alto Atlante.
Dopo le classiche soste ai belvedere per le canoniche foto di rito, curva dopo curva, il viaggio prosegue fino al momento clou della gita: la visita al paesino fortificato di Ait Ben Haddou, perfettamente ben conservato e molto fotogenico. Patrimonio UNESCO dal 1987 e set di film e produzioni televisive quali Lawrence d’Arabia, Il Gladiatore e Game of Thrones.

La kasbah
Ait-Ben-Haddou è una città fortificata - o ksar - sorta lungo la rotta carovaniera tra il deserto del Sahara e l'attuale città di Marrakech.
In parte risalente al XII secolo, e in parte al 1740, è uno dei più completi esempi di architettura presahariana del mondo.
Da lontano appare come un castello di sabbia con muri di pisé rosso ocra e torri merlate

una visione magnifica che si erge tra le dorate sfumature del paesaggio marocchino


Per entrarci bisogna attraversare il letto bianco dell’Oued, che ha lasciato, asciugandosi, uno strato di sale che riflette la luce violentemente.
La struttura è costruita con la tecnica del pisé, cioè con terra, paglia e acqua impastate fino a raggiungere una consistenza che sfida i secoli; le mura, decorate con motivi geometrici, sono rappresentative della cultura berbera.
Appena fuori, il paese moderno, abitato solo da otto famiglie, è caratterizzato da vicoli ripidi di sassi e terra battuta, case buie per ripararsi dal sole che terminano in cortili con caprette e galline e coloratissimi tappeti stesi ad asciugare.

Arrivati in cima al villaggio, dalla slargo della torre di avvistamento, si apre un panorama spettacolare: melograni e mandorli in fiore nella valle sottostante; più lontano, da una parte il brullo deserto roccioso, dall’altro i verdi palmeti e infine, ancora più lontano, i monti dell’Alto Atlante.
Seppur lunga e faticosa, una gita paesaggisticamente grandiosa e dal sapore esotico.
Non lo pensate anche voi?
