Bukhara. Cosa vedere nella città sacra dell’Uzbekistan

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Samarcanda è la meraviglia della terra, ma Bukhara è la meraviglia dello spirito” 

Questo detto tradizionale uzbeko riflette quella che è la realtà dei fatti.

Bukhara, soprannominata “la sacra”, “la nobile”, è meno presente nell’immaginario comune occidentale rispetto a Samarcanda. Eppure, Bukhara supera la leggendaria Samarcanda per quantità di monumenti architettonici.

Gli oltre 140 edifici di inestimabile valore artistico e culturale, tutti Patrimonio UNESCO, fanno di Bukhara una tappa decisamente interessante durante un viaggio in Uzbekistan. 

Bukhara fu capitale nel IX sec. del regno persiano samanide. Il suo centro storico è passato pressochè indenne dalla dominazione sovietica, e quindi rappresenta uno dei luoghi migliori per farsi un’idea di come fosse la regione prima dell’arrivo dei russi.

Punto cruciale della Via della Seta, Bukhara ha rivestito nel corso dei secoli un’importanza commerciale ed economica della quale i numerosi bazar sono testimonianza tangibile.

Qui si stabilirono importanti medici e scienziati, filosofi e letterati. Per dare l’esempio del calibro delle personalità che vi hanno soggiornato citiamo Avicenna. Grazie a queste presenze Bukhara rivestì un ruolo molto rilevante a livello culturale in Asia centrale.

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Bukhara: itinerario di visita

Cosa vedere nella città sacra dell’Uzbekistan

Bukhara, come già fatto per Khiva, è visitabile comodamente  piedi, in quanto la maggior parte dei siti di interesse si trovano racchiusi nel centro storico.

Piazza Lyabi-Hauz

Il punto della città più comodo per iniziare la visita di Bukhara è Piazza Lyabi-Hauz, luogo sempre affollato perchè punto di ritrovo per locali e turisti con tanti negozi e caffè all’aperto. Costellata da alberi di gelso molto antichi, il centro della piazza è occupato da una fontana che un tempo rappresentava l’unica vasca per l’approvvigionamento idrico della città. Lyabi-Hauz significa appunto “attorno alla vasca”.

La Madrasa Nadir Divan-Begi

Su un lato di Piazza Lyabi-Hauz si affaccia la Madrasa Nadir Divan-Begi

Curiosità: la madrasa, nelle intenzioni iniziali del committente, il ministro Nadir Divan-Begi, doveva essere in realtà un caravanserraglio ma, quando l’emiro, complimentandosi col ministro, la identificò come una madrasa, il ministro committente, per non contraddirlo, non potè fare altro che cambiarne la destinazione.

Ci soffermiamo sulla decorazione del timpano: due uccelli (simurg), ognuno dei quali  porta tra gli artigli un maiale, si fronteggiano volando verso un sole dal volto umano. Questa decorazione ha un significato simbolico: i due simurgh rappresentano l’accesso alla conoscenza suprema identificata dal sole; mentre i maiali, impuri nella tradizione islamica, vengono allontanati per purificare la terra.

La Khanaka Nadir Divan-Begi

Sul lato opposto di Piazza Lyabi-Hauz, la Khanaka Nadir Divan-Begi fronteggia la Madrasa Nadir Divan Begi. La Khanaka è un edificio solido ed austero che non presenta particolari decorazioni rilevanti. Fu progettata per accogliere i dervisci girovaghi e i sufi durante i loro momenti di meditazione.

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Statua di Hoja Nasruddin su un asino

Attraversando Piazza Lyabi-Hauz ci imbattiamo bella statua di Hoja Nasruddin a dorso di un asino. Hoja Nasruddin è un personaggio noto non solo in Uzbekistan ma anche in Afghanistan, Iran e Turchia. E’ protagonista di innumerevoli storielle divertenti - una sorta di barzellette - che, con una sagace vena ironica e sarcastica,  hanno sempre un insegnamento morale finale.

Quartiere ebraico

Sul lato meridionale di Piazza Lyabi-Hauz entriamo nel quartiere ebraico con case tipiche alte e strette ed una sinagoga semplice e spartana, non certo ben evidente.

I Toks

La passeggiata prosegue facendo un giro nei bellissimi toks, una serie di bazar coperti sormontati da cupole. I vari bazar, suddivisi per generi, come è solito essere in Medio Oriente e in Asia centrale, si sviluppano lungo strade che, nei punti d’incontro, sono sormontate da cupole il cui nome indica la tipologia di merce venduta nei corridoi sottostanti: esempio il Tok-i Sarrafon indica il bazar dei cambiavalute, mentre il Tok-i Zargaron quello dei gioiellieri. Passeggiare nei bazar è piacevole. Sono ben distribuiti ed arieggiati, l’ambiente è pulito e ordinato e i mercanti non sono invadenti nè eccessivamente insistenti.

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La Moschea Maghogh-i Attari

Nei pressi dei Toks sorge la Moschea Maghogh-i Attari, la moschea più antica di Bukhara nonchè il luogo che ha valso alla città il titolo di Bukhara “la santa”. Questa piccola moschea infatti - oggi adibita a Museo dei Tappeti - fu costruita sui resti di un tempio zoroastriano e su quelli di un tempio buddhista ancor più antecedente.

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La Madrasa di Ulug Beg e la Madrasa  di Aziz Khan

Usciti dai Toks ci troviamo in un ampio spiazzo dove ammiriamo le facciate della Madrasa di Ulug Beg e quella della Madrasa  di Aziz Khan, secondo uno schema di disposizione  architettonico molto diffuso detto kosh che prevede la contrapposizione sullo stesso asse, in uno spiazzo ampio, di 2 edifici (2 madrase, una madrase e una moschea etc...).

Scopo del kosh è far dialogare i monumenti con armonia ed aumentare l’impatto scenografico.

La madrasa di Ulug Beg è la più antica dell’Asia centrale e fu fatta costruire da Ulug Beg, famoso astronomo nonchè nipote di Tamerlano. L’ingresso risalta per il magnifico cordone a torciglione in ceramica che lo incornicia. Le decorazioni della facciata e degli interni della madrasa riflettono le passioni del suo committente, in primis stelle, ma anche iscrizioni sacre che incitano allo studio e alle nuove conoscenze.

Di fronte alla Madrasa di Ulug Beg si erge la Madrasa di Aziz Khan fatta edificare nel 1652 dall’omonimo sovrano. Questa madrasa presenta interessanti particolarità: anzitutto, non avendo subito restauri, presenta i segni del tempo; inoltre nella sala delle preghiere Aziz Khan fece rappresentare il suo volto contravvenendo alle regole islamiche che vietano la riproduzione di esseri viventi. A livello decorativo meritano una menzione gli interni delle volte intagliati con elaborate muqarnas. Gli interni sono occupati da botteghe artigianali. 

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Il Minareto Kalon, la Moschea Kalon e la Madrasa di Mir-i-Arab

Proseguendo nel percorso di visita di Bukhara ci imbattiamo in un altro kosh ancora più complesso. In un’ampia piazza si fronteggiano la Moschea Kalon e la Madrasa di Mir-i-Arab, mentre in un angolo svetta maestoso il Minareto Kalon.

Il Minareto Kalon risale al 1127 ed è alto 48 metri; per secoli è stato il punto di riferimento per i carovanieri che lo hanno utilizzato come faro per orientarsi. Il Minareto Kalon fu voluto dall’emiro Arsian Khan che lo desiderava - come in effetti poi è stato eseguito - “il più grande del mondo”. L’esterno del minareto è decorato con ben 14 fasce di piastrelle smaltate nei classici toni del verde e del turchese. Il risultato finale fu così scenografico e maestoso che persino Gengis Khan, davanti al suo cospetto, placò la sua foga distruttrice e decise di risparmiarlo.

La Moschea Kalon era la seconda più grande dell’Asia centrale e riusciva a contenere fino a 12.000 persone. Gengis Khan non la risparmiò... E quella che si può visitare oggi è infatti una ricostruzione risalente ai primi anni del 1500.

Esattamente di fronte alla Moschea Kalon si erge la Madrasa di Mir-i-Arab, tutt’oggi attiva e per questo non visitabile.

Elemento caratterizzante della Madrasa di Mir-i-Arab sono le due cupole turchesi che, in un gioco di cornici si ammirano dal cortile della Moschea Kalon.

Il colpo d’occhio di questo punto di Bukhara è davvero magnifico soprattutto la sera, e - col senno di poi - è l’aperitivo perfetto per la portata principale: Piazza Registan di Samarcanda! 

Per visitare gli ultimi monumenti di Bukhara occorre prendere i mezzi.

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La Fortezza dell’Ark

Una delle costruzioni più antiche della città che ha subito varie distruzioni nel corso della storia. Assunta la sua forma definitiva, nel ‘500 divenne la residenza dell’emiro. Nel 1920 l’Armata Rossa distrusse gran parte della fortezza ed oggi ne sopravvive una piccola parte adibita a museo.

L’esterno è molto scenografico da osservare in quanto si possono ammirare le imponenti mura in pisè e terra cruda che la circondano e che - come nel caso di Khiva - hanno un interessantissimo andamento ondulato perchè costituite da una serie di torri giganti e panciute, merlate in cima e semicircolari, che si alternano a ritmo regolare.

La Moschea Bolo Hauz

Sul lato opposto lo spiazzo antistante la Fortezza dell’Ark si erge la Moschea Bolo Hauz, utilizzata come luogo di culto dall’emiro e dal suo seguito. Gli interni non sono particolarmente interessanti, ma vale comunque la pena ammirare le decorazioni lignee esterne. Il talar è infatti sorretto da 20 colonne di legno dotate di capitelli a stalattiti. Questo tipo di struttura fu voluta dall’emiro committente sul modello di un edificio simile visto in Iran e costituito però da ben 40 colonne.  A lavoro terminato l’emiro si rese conto che l’architetto non aveva svolto il lavoro così come lui lo aveva chiesto e, di primo acchito, decise di giustiziarlo. Avvicinandosi alla moschea l’emiro si rese però conto dell’espediente attuato dall’architetto: le 20 colonne, riflettendosi nella vasca d’acqua antistante, si moltiplicavano raggiungendo così il risultato desiderato!

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Il Mausoleo di Ismail Samani

Nel parco Samani sorge il Mausoleo dedicato ad Ismail Samani. Costruito nel 905, si tratta di uno degli edifici più antichi e meglio conservati di Bukhara. E’ un edificio massiccio di forma cubica interessante per vari aspetti. Anzitutto il mausoleo di Ismail rappresenta uno dei pochissimi monumenti uzbeki a non essere decorato con piastrelle di ceramica laccate ma piuttosto da semplici mattoni incastrati secondo una certa logica in modo da creare giochi di ombra e luce che creano sfumature cromatiche diverse nelle varie fasce orarie della giornata. Dal punto di vista architettonico, per la costruzione del mausoleo sono state applicate tecniche provenienti da tradizioni antiche, prima su tutte quella zoroastriana. Peculiare è inoltre il sistema dell’incrocio dei 4 archi che sorreggono la cupola.

Infine, nonostante la semplicità volumetrica, il mausoleo incarna una forte simbologia: la forma cubica richiama la Ka’ba alla Mecca, ma anche l’uomo e le cose terrene; la cupola rappresenta la volta celeste, il sole, il divino, la certezza.

Leggenda vuole che girare attorno al mausoleo per 3 volte in senso antiorario porti fortuna. non siamo scaramantici ma, tentar non nuoce…

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Chor Minor, i quattro minareti

Nella periferia di Bukhara, attraversando un dedalo di vicoletti intricati, giungiamo al particolarissimo Chor Minor, un edificio a pianta quadrata ai cui lati svettano 4 torri che ricordano dei minareti. Per la sua particolarità, la struttura si è guadagnata il curioso soprannome di “sedia rovesciata”. Chor Minor è quel che resta di una madrasa che venne fatta costruire, a proprie spese, da un ricco mercante turkmeno nei primi anni dell ‘800. 

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Bukhara, con le sue inestimabili bellezze e la numerosa quantità di monumenti ben conservati, è sicuramente una meta che colpisce, forse proprio perchè inaspettata. D’altra parte è fuor di dubbio che il primo pensiero di chiunque si accinga a visitare l’Uzbekistan sia la tanto nominata Samarcanda. L’esperienza in loco tuttavia ci dimostra che anche paesi meno decantati e non mitizzati possano nascondere tesori e bellezze. 

Dopo questo tour bello denso che ci ha visti impegnati 2 giorni pieni, continuiamo il nostro viaggio verso la mitica Samarcanda!

Il percorso è molto lungo (circa 8 ore di autobus) e quindi ne approfittiamo per spezzare il viaggio facendo tappa a Shakrishabz, la città natale di Tamerlano.

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