L’insidiosa Skeleton Coast
Il nome minaccioso di Skeleton Coast deriva dalla natura insidiosa di questo tratto di litorale lungo 1600 km: una zona nebbiosa con secche rocciose e sabbiose che si sono rivelate spesso fatali per navi ed equipaggi incauti.
I primi navigatori portoghesi chiamarono la regione la “spiaggia dell’inferno” perchè una volta che una nave si arenava, il destino di quanti erano a bordo era ormai segnato.
Nel novero di scheletri e rottami delle innumerevoli navi che si sono arenate o schiantate sulla costa della Namibia per colpa di correnti, tempeste, nebbie, fondali, molte sono già tornate polvere, alcune lo stanno diventando mentre quel che ne resta viene inesorabilmente strappato via dal vento e dalle onde.
Il promontorio di Cape Cross e la colonia di otarie
Cape Cross è un promontorio della costa atlantica della Namibia; un'area naturale protetta classificata come riserva naturale o riserva faunistica noto soprattutto perché vi si trova la più grande colonia di otarie al mondo.
Si possono ammirare oltre 100.000 otarie che si crogiolano al sole sulla spiaggia o si divertono tra le onde.
Nonostante la loro inclinazione alla vita comunitaria, le otarie del Capo non sono particolarmente socievoli; la vita in colonia sembra più che altro offrire maggiori garanzie per la riproduzione e protezione da eventuali attacchi di predatori.
Il capo fu scoperto dal navigatore portoghese Diego Cão in occasione del primo sbarco degli europei in Namibia, nel 1486. Cão fece erigere una croce di pietra per segnalare il punto più meridionale mai raggiunto dagli europei in Africa.
Cosa vi ha incuriosito di più: lo scenario apocalittico della Skeleton Coast o la simpatia suscitata dai buffi mammiferi?